| Super Linda |
| | 17/08/06 a 17:52www.marcomazzoli.comRoute 66 - GIORNO 5 bisL'avventura continua e oggi ne sono successe di ogni:
Fabio appena alzato sdraia la sua Brutale rompendo freccia, leva del freno e graffia lo specchietto, verso le 15.00 Christian con la moto di Fabio tenta un Burnout sulla ghiaia e cade a terra come un Pirla rompendo l'altra freccia...iniziano le prime discussioni!!
Il massimo è quando riusciamo a raggiungere la capitale dell'Oklahoma "Tulse" dove incontriamo un certo "Frankie" che ci invita a cena...da quel momento succede di tutto, ma il resto ve lo raccontiamo più tardi nel diario di bordo!!Partenze da Joplin Missuri verso "Tulsa" Oklahoma...le "Brutale" sempre in forma!! Città fantasma al confine tra il Kansas e l'Oklahoma!! Ecco "Frankie" l'uomo più gentile e insulso del mondo!! Fabio e Lorenzo al ristorante di "Tulsa" Ecco Tony e il "Catabarro" il camper più brutto del secolo!! Un nuovo giorno è appena iniziato e la Route 66 ci attende...abbiamo ancora 2.700 km che ci aspettano!! A dopo!! Diario di bordo by Fabio:pensavo di aver provato tutto nella mia vita! se non vissuto, visto. se non visto, almeno, sentito raccontare. ma la giornata di oggi ha una percentuale di assurdità così alta da resettare il counter delle mie esperienze passate. poco alla volta...
usciamo dal Motel, identico ad altri 5 prima di lui, verso le nove e venti e, guarda un po', fa caldo... troppo caldo, secco e diffuso come nell'intestino di Satana, giù all'inferno! inforco la moto, ingrano la prima, scendo dal marciapiede e TRACK! frano al suolo senza motivo! la freccia destra si polverizza come un cubo di Grana Padano nel Gratì! Addio... armato di pazienza bizantina Marco ricompone il mosaico del mio indicatore di direzione con una supercolla americana attaccatuttoilcazzochetipareinunattimo. il risultato è quasi perfetto!
prima di riavviare la carovana verso il vecchio West svaligiamo un mall di tutto il superfluo di cui abbiamo assolutamente bisogno. l'interno del supermercato è la fiera dell'inutensile! prendiamo: acqua, coca light, giochi per la PSP, nastro adesivo, batterie, unguenti contro l'ingiallimento delle unghie dei piedi da fungo. la mia testa si ricopre di punti interrogativi come un'acconciatura punk: perchè ci sono in vendita 12 tipi di pepsi e nemmeno una birra? perchè ci sono 112 differenti gusti di cereali per la colazione e non c'è l'acqua gasata? perchè ci sono ben 2 scaffali di pomate per far sparire le cicatrici e nemmeno un quaderno a quadretti?
guariamo dalla febbre da shopping che è già mezzogiorno. intorno a noi c'è profumo di carne alla brace: la nostra! aggrediamo la 66 Missouri direzione Tulsa, Oklahoma. l'asfalto serpeggia tra praterie così piatte che ci puoi servire in tavola. gli scudi della 66 macchiano di bianco i segni scuri delle gomme sulla strada. li fotografo, riparto a manetta, sento qualcosa che mi striscia sul collo come un boa. mi volto e vedo la mia bambina, la mia macchina fotografica rimbalzare sul cemento come Chobin ed esplodere le proprie viscere meccaniche fra i cespugli a bordo carreggiata. barrisco un urlo di dolore tipo Rocky Balboa quando Ivan Drago colpisce a morte Apollo Creed. "qualsiasi cosa succeda... non gettare la spugna!". inchiodo, salto giù dalla sella come Zorro e corro, corro, corro verso il luogo del delitto lanciando casco e occhiali dietro le spalle. mi inginocchio e sento qualcosa che mi trafigge lo stomaco. è il dolore, mi dico. brucia. brucia ancora, brucia una cifra! non è il dolore, è la fibbia della cintura che mi ustiona l'ombelico. frugo tra i cespugli e raccolgo tutti i pezzi della mia giovane creatura ferita. Christian prova a consolarmi. non riesco a dire una parola. scuoto la testa e basta. raggiungiamo gli altri nella cittadina fantasma di Galena, Kansas. qualcosa di rosso e blu lampeggia sulle loro facce: sbirri!
il villaggio di Miami, Oklahoma, non ha nienta a che fare con il più noto ficaio omonimo della Florida. due file di case intorno alla Route, qualche benzinaio, negozi di ricambi per auto. 110 gradi Farenheit, 180 miglia ancora da percorrere, Lorenzo scalpita nel parcheggio impennando con le sopracciglia, Tony fuma, Marco... Marco lava la moto ad un carwash automatico! peggio per lui. si è guadagnato il soprannome di Maria Antonietta!
poco più avanti, mezzo miglio di sterrato e buche ci convince che abbiamo sbagliato strada. Christian guida la mia moto. ingrana, inverte la rotta, prova un burnout, scivola sul ghiaino e TRACK! freccia sinistra a puttane! la mia MV è di nuovo simmetrica. due sgummuri su due! negli occhi di Christian si legge la parola "colla!" proprio dietro la scritta "mi sento un coglione!".
rosoliamo per un'altra ora sulla Route dopodichè decidiamo di inquinarci lo stomaco con un fast food messicano in frenchising con tanto di cactus di plastica ripieno di chewingum! mentre fotografo Tony con il suo nuovo cappello di paglia della birra Miller mi cascano gli occhiali da sole e TRACK! la lente destra si sbriciola come un cracker in uno shaker! non è decisamente la mia giornata...
ipnotizzati dal caldo e dalla strada dritta come il solco tra le due chiappe, Tulsa ci appare come un miraggio, un'illusione che presto svanisce quando attracchiamo le moto ad un marciapiede di downtown e ci sentiamo gli unici esseri viventi nel giro di un acro. la città c'è, ci sono i grattacieli, gli idranti e le auto parcheggiate. ma gli americani... dove cazzo sono??? prendiamo una stanza in pieno centro, attratti dalla prospettiva della prima serata fuori dal letto del nostro viaggio. ma poi arriva Frankie...
FRANKIE
dunque. Frankie arriva a bordo di un custom Yamaha color ortensia. rallenta, si ferma, estrae dal casco bianco con pinna di pescecane arancione sulla sommità una faccia ed un corpo da tricheco sudato ed una capocciata di capelli che è la fotocopia esatta dei peli del torace. dopo le solite domande di rito (che moto sono? da dove venite? dove andate?), io e Lorenzo commettiamo l'imperdonabile errore di domandare a Frenkie se può consigliarci un posto dove passare la serata, in sintesi: fica e birra, dove? una domanda tutto sommato banale che tuttavia innesca una reazione a catena lunga 5, indescrivibili, ore!
Frankie si presenta in hotel alle 9:20, con dieci minuti di anticipo. non si ferma nella hall. no! sale al sesto piano e bussa alla stanza di Lorenzo con un sorriso da pubblicità del Dixan. Lorenzo in mutande gli dice di aspettare. e Frankie aspetta. dopo un quarto d'ora Frankie è sempre lì, fuori dalla porta, immobile come un piantone, con lo stesso sorriso ebete, fasciato da una camicia nera aperta fino allo scroto per mettere in mostra una collana d'ora con crocifisso che potrebbe trainare una petroliera nel Pacifico. partiamo..
quattro moto più Frankie sulla sua che guida la carovana tra le vie deserte di Tulsa. Impressioni: Lorenzo, rigido come un cordonbleu surgelato, teme che Frankie voglia portarci a perdere per poi farci le moto con qualche compare. Marco lo imbarca a parlare del più e del meno. gli altri sghignazzano. finiamo a cena in una specie di pub la cui insegna recita più o meno "bisteccone e birra ghiacciata". tre bovini cinquantenni ci offrono un giro di bevute, salutando con la manina dall'altra parte del locale. accettiamo le birre, le guardiamo da vicino e decidiamo che non siamo ancora ridotti così male da accoppiarci con della carne in scatola medievale. foto, saluti e baci, ognuno per la sua strada, madames... ma Frankie non ha ancora cominciato la sua escalation...
ci guida fino al "fishbornez", una specie di pub di periferia popolato principamente da lesbiche, nani, tettone, obesi, giocatori di biliaro, un vecchio alcolizzato che imita Woody Woodpecker, indiani d'america, tutti rigorosamente dotati di Chopper. Frankie si sta scaldando. ci presenta a tutti come i buoni vecchi amici dell'italia, racconta all'intero avanzo di umanità del tugurio la nostra avventura on the road, il nostro albergo, il numero di camera, ci svuota addosso 300 foto digitali, si impadronisce della nostra videocamera ed improvvisa un unico piano sequenza di 40 minuti dirigendoci come comparse. Frankie è acceso. Lorenzo continua a temere l'inghippo e non accetta la sfida di un tizio coi capelli di Roby Baggio che sostiene di impennare a 150 mph... Frankie fa saltellare i suoi 110 chili di adipe statunitense continuando a fotografarci con un flash che eclisserebbe la stella polare.
finite le birre Frankie si offre di riaccompagnarci in hotel, ma lungo la strada del ritorno estrae dal cilindro una deviazione a sorpresa, attraversa il fiume Arkansas e inchioda su una strada secondaria. senza preavviso consuma mezzo palmo di gomma posteriore sull'asfalto e parte come un proiettile verso l'oscurità... inopinatamente lo seguiamo, senza intuire che ci sta portando a casa sua! da quel momento in avanti Frankie inizia uno show personale di cui saremo spettatori increduli per più di due ore.
ci mostra il suo garage pieno di gomme accatastate, moto e pezzi di moto, giocattoli, una statuina del maestro Yoda che gracchia "usa la forza, Luke", attrezzi e foto di giornale che non ci dicono assolutamente niente. lui esulta e si dimena, forse sta mimando uno stuntman che cade dalla moto. Poi, progressivamente, perde l'uso della parola e comincia ad esprimersi a gesti e grugniti, nonostante almeno due di noi capiscano perfettamente l'inglese. la casa è vuota ma Frankie vuole che si parli sottovoce. ci sentiamo dei coglioni, ma bisbigliamo. ci porta in camera da letto e ci costringe a fare una mezza dozzina di foto di gruppo sotto la testa mozzata di un caribù appesa alla parete. le corna del cadavere mammifero impagliato lo divertono molto. ci trascina in salotto, ci mette in mano 5 modellini di chopper e ci chiede di mimare delle pose da wrestler per fotografarci ancora. ci fa vedere come si fa: gonfia la schiena, digrigna i denti e emette un verso da cinghiale... dieci volte almeno! suda, ansima... sembra Pacciani!
improvvisamente si fionda al piano di sopra. Lorenzo è pronto a tutto, alza la guardia e prepara la ginocchiata allo stomaco. io mi aspetto di vederlo uscire dalla stanza con una maschera da hockey ed una motosega accesa per farci a pezzi. Tony cerca oggetti contundenti.
invece Frankie si ripresenta con una pila di camicie della sua officina, ce ne regala un paio a testa poi si siede sul letto, estrae un modellino di auto di quelli che fanno rumore di motore a batteria, e comincia a mimare una scena di fuga in auto. la cosa lo impegna fino all'asma e lo diverte oltre il limite della credibilità. applaudiamo con scarsa convinzione, fissandoci negli occhi sempre più increduli. ricapitoliamo: sono le due e mezza del mattino, siamo in balia di un perfetto sconosciuto di 35 anni che ci ha portato a casa sua per fotografarci con i suoi giocattoli in mano e regalarci il suo bucato borbottando e sudando!
ma quando sembra che l'assurdità abbia raggiunto l'apice Frankie gratta e vince l'ultima sorpresa della serata, la più terrificante. inforca la moto, ci chiede di disporci a coppie sulle nostre e di fargli segni con le dita tipo "peace" o "roger" mentre lui ci fotografa lanciato a 70 mph sulla highway! riassunt: una palla di lardo con una pinna di pescecane sul cranio, seduto su un frullatore con le ruote flasha quattro ignoti stranieri che fanno gesti inconsulti con le falangi in piena notte su una strada a scorrimento veloce! dieci miglia di incubo con Frankie che imbocca uscite della tangenziale a casaccio e ci mette in posa rischiando di schiantarsi ad ogni curva. quando finisce le batterie della digitale, finalmente, Frankie ci riaccompagna in albergo, sgommando ad ogni stop per richiamare la nostra attenzione come su un evento di portata cosmica... siamo pietrificati da lui e da noi che continuiamo ad assecondarlo senza motivo.
Frankie ci saluta quasi commosso e confida a Marco che è stata la notte più bella della sua vita. "destino" è la parola esatta. siamo così attoniti che non riusciamo nemmeno più a ridere. un nero strafatto di crack che mangia pollo su un marciapiede alle tre del mattino, a questo punto, ci sembra perfettamente normale.
buonanotte TulsaEdited by Super Linda - 18/8/2006, 14:38
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